
06 Dic 2022 CSRD: la sostenibilità nel business si evolve e diventa strategica
Il Consiglio Europeo ha appena approvato la nuova Direttiva (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD).
Con la Corporate Sustainability Reporting Directive le imprese dovranno fornire e rendicontare agli investitori e agli stakeholder le informazioni necessarie per valutare in modo corretto il proprio modello di business in relazione ad alcuni ambiti:
- Ambientale – impatto dei processi dell’organizzazione sull’ambiente-
- Sociale – condizioni di lavoro e sicurezza dei lavoratori, equità di genere ecc.
- Governance – regole e processi a livello di leadership nel definire obiettivi, strategie e controllo dell’intera struttura aziendale
- Economico – creazione di vantaggi competitivi attraverso i temi della sostenibilità (un’azienda sostenibile è più attraente per il mondo finanziario)
Questa nuova direttiva va ad integrare e rafforzare la precedente direttiva NFRD (Non- financial reporting directive) introducendo requisiti aggiuntivi che riguardano sia il sistema degli operatori finanziari, cioè le Banche, che il sistema delle imprese (Grandi imprese e PMI) per indirizzare lo scenario economico verso l’obiettivo Net Zero 2050.
Le Banche vengono qui coinvolte perché hanno un ruolo strategico nell’indirizzare gli investimenti, per cui si può prevedere che le politiche di credito andranno verso una differenziazione in base al livello di sostenibilità delle aziende, che dovranno fornire e rendicontare su tematiche di sostenibilità secondo metriche stabilite dalla Tassonomia EU (sistema di classificazione delle attività economiche sostenibili da un punto di vista ambientale).
La Tassonomia EU ha quindi lo scopo di permettere agli investitori di conoscere dettagliatamente le imprese nelle quali investire e il loro livello di sostenibilità e responsabilità sociale.
Nella Tassonomia si definiscono 6 obiettivi ambientali sui quali le imprese devono avere un impatto:
- Mitigazione del cambiamento climatico
- Adattamento al cambiamento climatico
- Uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine
- Protezione e restaurazione della biodiversità e degli ecosistemi
- Prevenzione e controllo dell’inquinamento
- Transizione verso un’economia circolare
Le aziende coinvolte hanno l’obbligo di pubblicazione del Report di Sostenibilità (ESRS), soggetto a verifica da parte di un Revisore Legale, e la platea delle aziende coinvolte si allarga a:
tutte le società che nell’esercizio attuale superino 2 dei seguenti criteri:
> 250 dipendenti
> € 40M Ricavi
> € 20M Attivo Totale
e nel rispetto dei tempi previsti dalla Direttiva CSRD:
- Entro il 2025 (per l’anno fiscale 2024) per le aziende già coinvolte nell’applicazione della Direttiva NFRD
- Entro il 2026 (per l’anno fiscale 2025) per le Grandi Aziende che oggi non rientrano nell’applicazione della NFRD
- Entro il 2027 (per l’anno fiscale 2026 per le PMI quotate (tranne le microimprese), piccoli Istituti di Credito e Imprese di Assicurazione Vincolate
- Entro il 2029 (per l’anno fiscale 2028) per le imprese di paesi terzi con fatturato netto superiore a 150 milioni nell’UE.
Molti di noi in ambito business al momento non sono coinvolti in questa ed altre direttive, questo non significa però che possiamo ignorarle.
Le PMI non quotate lavorano con e per le grandi aziende, che sono dotate di Sistemi di Gestione Ambientale, attraverso le Certificazioni Ambientali, nei quali le organizzazioni esterne sono ovviamente non incluse, ma le funzioni o i processi affidati all’esterno ricadono nel campo di applicazione di tali Sistemi. La CSRD amplia ulteriormente questo concetto che ben definisce la portata del percorso di trasformazione in atto in materia di Sostenibilità.
Le narrative in materia ambientale sono molteplici, più o meno condivisibili. Abbiamo visto negli ultimi anni alcuni trend sfociare in infinite polemiche, come le macchine elettriche per esempio, il termine “global warming” diventare “climate change” , abbiamo visto un abuso del termine Sostenibilità in tutti gli ambiti ed abbiamo visto prodotti per nulla ecologici venduti come tali, tanto da rendere il “greenwashing” un termine di uso comune.
Non credo sia auspicabile seguire in modo pedissequo la narrativa corrente e futura, il nostro ambiente è importantissimo e va rispettato, non solo nelle scelte aziendali ma in ogni singolo atto del nostro quotidiano. Ciò che possiamo fare è informarci meglio, informarci a fondo sul Ciclo di vita dei prodotti che scegliamo ed usare le nostre capacità razionali per discernere in modo oggettivo ciò di cui il nostro ambiente ha effettivamente bisogno, evitando logiche di facciata e inutili mode pubblicizzate ovunque.